Il Messaggero Abruzzo (19 Giugno 2018)
di Antonio Gasbarrini
“Silone, uomo ‘contro’ e voce degli oppressi” è il titolo del denso articolo, a firma di Carlo Nordio, pubblicato recentemente in pagina nazionale del nostro giornale. Centrale, nella sua ricostruzione storico-biografica, è questa citazione del magistero etico siloniano sulla Libertà: “La libertà – scrisse – è la possibilità di dubitare, la possibilità di cercare, di sperimentare, di dire di no a qualsiasi autorità letteraria, artistica, filosofica, religiosa, sociale e anche politica”: Ed i suoi reiterati NO, come ben sappiamo, gli costarono molto cari.
Non sarà allora un caso, se la gigantesca figura di uno dei più apprezzati pensatori e scrittori del Novecento, continui a richiamare l’attenzione dei suoi lettori e, soprattutto, degli studiosi. I quali continuano – con le loro “inedite” ricerche archivistiche – ad illuminare più di un angolo della sua straordinaria vita. Ultimo in ordine di tempo, è il libro di Giulio Napoleone “Il segreto di Fontamara” uscito qualche mese fa per i tipi dell’editore Castelvecchi. Un segreto rimasto finora sconosciuto e svelato dall’autore con il classico intreccio saggistico di un thriller in cui assassino, testimoni e vittima sono i protagonisti di uno dei più tormentati periodi (1929-1931).della militanza comunista del “compagno Pasquini” (alias Silone), compagno espulso dal PCd’I mentre gravemente ammalato durante la sua clandestinità in Svizzera, troverà nella scrittura creativa di “Fontamara” l’ancora della sua salvezza esistenziale. Una Fontamara scritta di getto e per di più in due concomitanti versioni parallele. Quella nota pubblicata in lingua tedesca nel 1933 e l’altra rintracciata da Napoleone frugando negli archivi dell’Internazionale Comunista di Mosca. Qui giaceva, da circa 80 anni, il dattiloscritto della introduzione e del primo capitolo, insieme ad una serie di lettere intercorse tra Silone ed alcuni compagni del partito residenti nella capitale russa; in una delle quali (del luglio del 1930 diretta a Germanetto, riprodotta in anastatica) perorava la pubblicazione di “Fontamara. Romanzo di vita contemporanea”, definito dallo stesso scrittore ‘rivoluzionario’: “Il soggetto del romanzo è rivoluzionario. Non ci sono deviazioni. Il romanzo è diviso in 15 capitoli e sarà lungo circa 110 pagine dattilografate”. Fatto sta che il dattiloscritto non giunse mai nelle mani del destinatario, in quanto uno dei più feroci antagonisti del compagno Pasquini, Ruggero Grieco (rappresentante del partito italiano al Comintern), ne decretò la censura preventiva.
Fa molto bene lo studioso a far ruotare le sue convincenti argomentazioni sull’impostazione più segnatamente classista di questa versione, mettendo i suoi riflettori sulla sconosciuta, quanto significativa dedica siloniana: “Questo romanzo è dedicato ai militanti comunisti, operai e intellettuali dell’Italia settentrionale, finora condannati dal Tribunale speciale per essersi recati nel Mezzogiorno a compiervi opera di risveglio e di organizzazione dei contadini poveri. Ermenegildo Silvani, di Mantova, condannato a 21 anni e 6 mesi di reclusione”. A seguire i nomi di altri 9 militanti (tra cui due donne), con pene inflitte dai tribunali fascisti varianti dagli 8 ai 21 anni. Mentre spetterà ad altri esegeti dello scrittore abruzzese approfondire dal punto di vista esclusivamente letterario le non marginali differenze contenutistiche e formali delle due stesure, ci sembra utile i segnalare che la versione integrale del “manoscritto rosso-russo”, sinora mai pubblicato, fa parte dell’invidiabile archivio siloniano in possesso di un altro studioso di rango qual è Paolo Cucchiarelli. Ma questa, è un’altra storia. Tutta ancora da raccontare. Una promessa: lo faremo.
[Il Messaggero Abruzzo, 19/06/2018]