L’avventura d’un povero cristiano

AVVERTENZA
IL CAPOLAVORO D’IGNAZIO SILONE “L’AVVENTURA D’UN POVERO CRISTIANO” SARÀ RIPROPOSTO – IN QUESTA SEZIONE DEL SITO – NELLE SUE PAGINE INIZIALI E NELLE VARIE VERSIONI TEATRALI (TESTI, IMMAGINI, VIDEO), INSIEME ALLE PIÈCES DI ALTRI AUTORI ISPIRATI ALLA FIGURA DI CELESTINO V. IGNAZIO-PIETRO DEL MORRONE: COME NON INCONTRARLI NUOVAMENTE TRA LE PAGINE DELLA LETTERA ENCICLICA “FRATELLI TUTTI” DEL SANTO PADRE FRANCESCO SULLA FRATERNITÀ E L’AMICIZIA SOCIALE O NELLA LORO NETTA AVVERSIONE AL POTERE TEMPORALE DELLA CHIESA?

di Ignazio Silone

QUEL CHE RIMANE
INIZIO DI UNA RICERCA

L’Aquila.

In provincia i segreti hanno vita breve. Ai piedi dello scalone della biblioteca provinciale ho incontrato un amico letterato che mi ha subito interpellato ridendo: «Non vuoi mica darti al genere storico?»

I n c h e s e n s o “a t t u a l e ?”

di Ignazio Silone

La maggior parte degli spettatori che a San Miniato e all’Aquila hanno assistito alle rappresentazioni dell’Avventura d’un povero cristiano, ha dimostrato in vari modi di sentirsi parte in causa.
Vi sarebbero da approfondire i motivi di questa partecipazione, che sono probabilmente diversi o magari contrastanti, ma è una ricerca che si può rimandare alla ripresa autunnale delle rappresentazioni.

Un venticinquenne per il venerando Celestino quinto

di Valerio Zurlini

Devo premettere che non appartengo al foltissimo gruppo degli infallibili. Al contrario, le poche cose che ho realizzato sono il risultato di dubbi, ansie, incertezze, desideri di fuga, angosce. Non conservo le copie dei miei film e ben di rado li ho rivisti, e quando questo mi e capitato – l’ultima volta in un Cineclub di Algeri li ho guardati con il distacco di un estraneo, e non mi sono neanche dispiaciuti.

Il medioevo di Alberto Burri

di Leone Piccioni

Andando a trovare Alberto Burri nella sua casa-studio capannone di Grottarossa (oasi di pace finché l’incremento edilizio non porterà chiasso anche in quella zona) ho visto un giorno tre piccoli quadri: un sacco della materia che si conosce e che intervenne a far mutare il corso della ricerca pittorica dei nostri anni; una plastica rossa e rilucente, una combustione sulla plastica con quei bianchi e neri che si squarciano all’improvviso, e reciprocamente, e che sono la penultima splendida stagione pittorica di AIberto.

Le ragioni di una scelta

di Giancarlo Ruggini

«Ho già avuto modo di spiegare in altra occasione che la riscoperta della eredità cristiana rimane l’acquisto più importante della coscienza di un certo numero di noi negli ultimi decenni». Così scrive Silone nel notevolissimo saggio che precede il testo de L’avventura d’un povero cristiano. A questa riscoperta dei valori cristiani autentici, a questa riproposta del messaggio evangelico agli uomini di oggi, l’Istituto del Dramma Popolare si sentì chiamato fino da quando nacque nell’ormai lontano 1947. Di più: fu questa la ragione e lo scopo che esso si dette nel nascere e per nascere.

Il mio Silone

di Errico Centofanti

Ho a lungo patito come un’insopportabile menomazione l’esser venuto al mondo in un momento in cui il mio Paese era guidato da un re fellone e da un’oligarchia fascista. L’oppressione di quella sorta di marchio d’infamia s’attenuava a mano a mano che andavo acquisendo la consapevolezza d’appartenere a una famiglia fondamentalmente radicata nella tradizione dell’anarchismo risorgimentale e del socialismo e d’essere stato educato nel solco di quella tradizione.

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Silone e la Perdonanza: L’Avventura di un povero cristiano in teatro*

di Angelo De Nicola

L’Avventura in teatro

L’Avventura di un povero cristiano a teatro fu un successo per Silone e anche per il “giovane” Teatro Stabile dell’Aquila (Tsa) che proprio in quegli anni si va affermando a livello nazionale. Un successo per il Tsa durato un battito di ciglia, per varie ragioni, al contrario di Egli si nascose (anche qui un “eremita” in rapporto con i diversi aspetti del potere, anche qui l’Abruzzo chiuso e ospitale, nella sua memoria cristiana), testo di un’opera teatrale che, tratta dal suo romanzo Vino e pane, Silone pubblicò in lingua tedesca nel 1944, nel periodo in cui si trovava in esilio in Svizzera e che la moglie Darina tradusse curandone, poco dopo, l’edizione inglese; l’edizione in lingua italiana uscì nel 1944 nel Canton Ticino per opera de La Ghilda del Libro, una piccola casa editrice che lo stesso Silone aveva fondato l’anno precedente.

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