L’insospettabile versione coniugale di Darina Silone nella corrispondenza con Vittoriano Esposito

Il Messaggero Abruzzo 2 febbraio 2023

di Antonio Gasbarrini

Ci voleva la pubblicazione della corrispondenza intercorsa tra il 1999 e il 2002 tra la vedova Darina Laracy Silone ed uno dei più accreditati studiosi dello scrittore abruzzese qual è stato il critico Vittoriano Esposito, per restare alquanto basiti dopo la lettura dei suoi velenosi strali scagliati contro “l’uomo” con cui aveva convissuto dagli inizi degli anni Quaranta sino alla sua morte avvenuta in una clinica ginevrina nel 1978.

Stiamo recensendo il libro “Il Silone per cui mi batto” appena pubblicato dalla Ianieri Edizioni ed egregiamente curato da Giuseppe Leone. A fronte di una infernale vita coniugale che traspare in queste lettere, a causa – a sua detta – delle mille e mille umiliazioni subite da un sadico despota, sta l’armonico rapporto  affettivo da lei sempre “esibito” (?) sia in pubblico che in vari suoi scritti ed interviste. Come può tra l’altro ben ricontrarsi nelle toccanti pagine relative alla sua descrizione degli ultimi giorni terreni del fontamarese per antonomasia, incluse nel romanzo postumo “La speranza di suor Severina” da lei stessa riordinato. E, se il non scalfibile valore del Silone-scrittore non viene mai minimamente messo in discussione (“Non desidero in alcun modo sminuire quelli che furono i grandi pregi di Silone”), quella del “Silone-marito” è, invece, del tutto demolita. Invano Vittoriano Esposito tenta di dare una interpretazione di matrice psicoanalitica circa la denunciata scissione scrittore-uomo, il quale, in fatto di sofferenze, ne aveva viste di tutti i colori sin dalla giovinezza (“Di qui, anche, lo sdoppiamento di cui le dicevo nella mia precedente: da una parte l’uomo privato, con i suoi conflitti insanabili, dall’altra l’uomo pubblico, nella veste di scrittore e moralista inflessibile”). Non è il caso di rilevare tutte le contraddizioni qui emergenti, sol che si confronti quanto  affermato – in negativo o su altri ricordi biografici dei due – nei pressoché coevi colloqui-intervista avuti con Michele Dorigatti e Maffino Maghezanzi, confluiti nel libro “Darina Laracy Silone. Colloqui”, pubblicato postumo nel 2005, con Darina scomparsa a Roma nel luglio del 2003 all’età di  86 anni.

Una per tutte. Circa il controverso rapporto intessuto dal “giovane rivoluzionario” a tutto tondo Secondino Tranquilli con il commissario di Polizia Guido Bellone sul cui “montato scandalo” hanno costruito le loro fortune editoriali ed accademiche gli storici revisionisti Dario Biocca e Mauro Canali, nel predetto libro afferma: “Purtroppo tutto è avvolto nella più totale oscurità e non si sa quando i due si siano conosciuti”, mentre ad Esposito scrive: “Ho avuto nelle mani dei documenti del 1919 e 1920, certo non forgiati, che provano la sua associazione con Bellone già allora. Manca la spiegazione”. Non sappiamo a quali fantomatici documenti si riferisca Darina. Certo è, invece, che nemmeno i più acerrimi detrattori dello scrittore abruzzese, a tutt’oggi non li abbiano scovati. Tornando volume, annota a proposito della celebre coppia il curatore Leone: “Ebbero una tale identità interiore, intellettuale e progettuale, per cui, pur indipendenti e quasi opposti, erano profondamente uniti nel nucleo più profondo della loro umanità”. A riprova di questa condivisibile constatazione, si leggano, nella “Parte prima”, gli altri testi di Vittoriano Esposito usciti dopo la scomparsa di Darina. Si rimanda inoltre alla “Parte seconda”, dove possono incontrarsi vari contributi del curatore, sia per quanto attiene alla critica letteraria del deuteragonista del carteggio, che gli studi dedicati all’eccelsa figura creativa e intellettuale di uno dei più grandi romanzieri e saggisti europei rispondenti al nome d’Ignazio Silone: appunto!