Zurigo e lo “sconfinato” patto d’amore per Silone

Il Messaggero Abruzzo 18 agosto 2022

di Antonio Gasbarrini

Ignazio Silone, braccato dalla polizia fascista e sorvegliato da varie spie del regime messe alle sue costole durante la lunga permanenza in Svizzera, lascerà definitivamente – dopo il rientro in Italia – la città di Zurigo dove aveva vissuto dagli inizi degli Anni Trenta fino all’ottobre del 1944. Qui, il clandestino prima ed esule poi, si affermerà come scrittore di pregevole grandezza nell’ingrigito panorama culturale europeo imbavagliato dalle tre dittature rosse e nere.

Pubblicando in lingua tedesca i suoi straordinari, e per certi versi rivoluzionari romanzi e saggi, dalla caratura decisamente a-letteraria orientata com’è sempre stata la sua scrittura nel coinvolgere non già gli addetti ai lavori (incalliti lettori inclusi), bensì il singolo essere pensante con la propria testa nel misconosciuto orizzonte d’una riconquistabile dignità sociale di volta in volta stracciata da questa o quella classe dominante.  E, se nelle scorso mese di luglio, sempre nella capitale del Kanton Zürich, si è tenuta la tre giorni lungo l’asse amicale Pescina (Abruzzo) – Zurigo dal titolo “Un cuore incorrotto. Silone l’uomo”,  é la ravvicinata uscita degli Atti convegnistici “Zurigo per Silone 2020. A 120 anni dalla nascita”, organizzato dall’Università della città elvetica, a sancire, anche sotto un’angolazione prettamente scientifica, il mai logorato interesse per l’altissima arte narrativa (e non solo) dello scrittore abruzzese e, a livello biografico, per gli esemplari rapporti intellettuali avuti con figure eminenti della cultura europea. Libro uscito per i tipi della casa editrice zurighese Tragelaphos, che – come scrivono i curatori Stefano Bragato e Tatiana Crivelli – va a completare una sorta di trilogia: “Il volume si pone in ideale continuazione con i due che l’hanno preceduto e che raccolgono gli atti dei convegni siloniani zurighesi del 2000 e del 2008, organizzati rispettivamente in occasione del centenario della nascita dell’autore e del trentennale della sua scomparsa”. Pagine costituenti una inesauribile miniera critica e biografica, scavata da eminenti studiosi lungo l’arco temporale di ben due decenni, ove è stato riportato in primo piano l’assoluto valore dei romanzi e degli altri scritti. Nel libro in questione, l’ampio ed articolato saggio di Bruno Falcetto, indaga in modo del tutto innovativo la fertile, quanto attualissima produzione letteraria siloniana. Inquadrando significativamente la sua esegesi nella cornice “Scrittura scabra e realismo pluridimensionale. Il progetto letterario di Ignazio Silone”. Anche la rilettura critica di “Fontamara” ha fatto un altro balzo in avanti, grazie alle ricerche archivistiche condotte da due affidabili studiosi abruzzesi quali sono Alessandro La Monica e Giulio Napoleone. Il primo per aver indagato in profondità le sue prime stesure, grazie al rinvenimento di un dattiloscritto alla New York Public Library; il secondo per lo svelamento di un suo segreto, vale a dire il taglio decisamente politico-marxista (siamo intorno al 1930) dato alla Prefazione e al primo capitolo del fortunato romanzo, giacenti in un archivio moscovita. Né sono da meno, scorrendo gli scritti degli altri autori allarganti la tematica filologica, Giorgia Guerrieri in “La prima fase della narrativa siloniana: testi a confronto” e Stefano Mula con “Leggere e tradurre Silone negli anni Trenta”. Francesca Rodesino in “«Parce qu’elle vous ressemble». Il legame tra Silone e Ceresa attraverso le carte d’archivio (1943-1978)”, rende noto, per la prima volta, le “diverse convergenze esistenziali e letterarie” tra la più giovane ticinese Alice Ceresa e il Nostro. Ad approfondire le empatiche esigenze etiche tra due militanti rivoluzionari, quali sono stati realmente il pescinese e la filosofa Weil, è stato il saggio di Maria Petrella “«Amare la Verità». Ignazio Silone e Simone Weil”. Chiudono la nostra telegrafica ricognizione, gli altri interventi di Lorenzo Perrona “L’uomo di lettere e di politica e la costruzione di figure d’alterità” e Andrea Paganini “Dolore e consapevolezza nell’opera di Ignazio Silone”.

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Dalle carceri zurighesi alcuni stralci del “Monologo interiore” (dicembre 1942)

di Ignazio Silone

Dicembre 1942
Ieri, verso sera, andavi lungo il lago. La foschia fondeva l’acqua e il cielo in un vasto grigio senza orizzonte; ammorbidiva il rumore volgare dei cartelloni elettrici e avvolgeva le fragili nudità invernali dei pioppi. […] Oggi sei in prigione. […] Quattro muri di pietra escludono il mondo. Tu sei in prigione. La ragione è molto semplice. Tu sei la personificazione di qualcosa di più formidabile che mille divisioni di Panzer: la libertà dello spirito. […] E la mera conquista della tua libertà non ha soddisfatto la tua sete; volevi lo stesso anche per gli altri. Sei diventato evidenza che la dignità umana può sopravvivere anche alla presente mania suicida, che il valore della persona umana è al di sopra di tutte le teorie, tutti i fanatismi, tutte le politiche. In una società in cui la libertà è degenerata a uno slogan di propaganda e la verità passa per eccentricità, in cui dignità e carità rischiano di essere denunciate come tradimento; […] L’imprigionamento non ti ha isolato. La porta è stata chiusa a chiave per i conoscenti sgraditi; ti ha unito a tutti quelli che nel passato sono stati perseguitati per amore della verità e a tutti quelli che ora, ascoltando l’eco del tuo silenzio, capiscono che è per mostrargli la strada della verità e della dignità che tu rinunci al vasto cielo e accetti le umiliazioni che i carcerieri t’infliggono. […] Per un essere libero, essere in prigione non esiste. […] Imprigionandoti creano una leggenda eroica da qualcosa che per te è del tutto naturale. Si sbagliano se pensano che ti possono dominare, umiliare, possedere, Sono loro ad essere dominati, umiliati, posseduti da un processo storico, ineluttabile, di cui sono strumenti inconsapevoli; vale a dire che la verità, in tutti i tempi, è dovuta essere perseguitata per trionfare. La strada della persecuzione è la strada della realizzazione […]. 

[Il dattiloscritto siloniano, nella sua originale stesura in lingua francese è inedito. Alcuni brani sono stati tratti dalla sua traduzione, leggibile nel libro di Maria Nicolai Paynter “Ignazio Silone e Marcel Fleischmann. Amicizia e Libertà”, Casa Editrice Rocco Carabba, 2018].