Tutto l’onore dovuto all’Ignazio giornalista e saggista

Il Messaggero Abruzzo 21 agosto 2021

di Antonio Gasbarrini

Nel 43esimo anniversario dell’estremo saluto datoci da una clinica ginevrina, ci piace ricordare il Grande scrittore abruzzese Ignazio Silone nella quasi sconosciuta sua veste di giornalista e saggista. Sin da giovane impegnato, con la sua penna senza alcun pelo sulla lingua, nella strenua lotta condotta contro le dittature mussoliniana e staliniana, per l’avvento di una società alternativa riplasmabile sulle basi etiche dalla forte connotazione ideologica comunista, socialista e cristiana.

L’esordio a 17 anni con i tre articoli inviati da Pescina alla redazione romana de “L’Avanti!” (ne saranno pubblicati solo due) per denunciare la dilagante corruzione correlata alla ricostruzione postsismica marsicana a ridosso del mortifero terremoto del 1915 in cui perse la madre; la direzione del settimanale socialista “L’Avanguardia” e l’esperienza maturata nella redazione triestina de “Il Lavoratore” (più volte assalita dalle squadracce fasciste), faranno da prologo al suo successivo impegno “full time” – ad iniziare dal 1924 – con la direzione e i numerosi articoli scritti per la rivista comunista “La Riscossa”, in lingua italiana, ma redatta e stampata a Parigi. La sua firma apparirà, inoltre, con il nome Secondino Tranquilli, Ignazio Silone e i tantissimi altri pseudonimi adottati in clandestinità o in esilio, sul gramsciano “L’Ordine Nuovo” e “L’Unità”. Ma saranno gli ampi saggi sulla genesi e l’ascesa del fascismo, usciti sulla rivista “Lo Stato Operaio” (1929-1930), ad anticipare, grazie alla loro agile, sotterranea stesura narrativa,  l’irreversibile svolta creativa del nascente scrittore. Del tutto sconosciuto al “milieu” letterario europeo dell’epoca, sino alla pubblicazione, nel 1933, del capolavoro “Fontamara” subito tradotto in decine di Paesi. Ed è nel lungo esilio quindicennale in terra svizzera che, tra un ricovero e l’altro in vari sanatori, la sua fama si consoliderà su entrambi i versanti espressivi, con la collaborazione a “Le Monde” e la direzione delle riviste “information” e “L’avvenire dei lavoratori” – rispettivamente in lingua tedesca ed italiana- nonché la sua  brillante presenza in altre testate prestigiose come la “Partisan review”. Subito dopo il suo rientro in Italia sul finire del 1944, da pugnace socialista qual era nel frattempo diventato dopo la rivoluzionaria militanza comunista (1921-1931) finita con la sua espulsione dal PCd’I, assumerà, per un biennio, la direzione de “L’Avanti!”, mentre continuerà, negli anni successivi e sino agli ultimi giorni d’un’intera vita condotta all’insegna del pauperistico magistero francescano-celestiniano, le sue battaglie etico-politico-culturali. Saranno la direzione, insieme a Nicola Chiaromonte, della rivista “Tempo Presente” (1956-1968); i numerosi articoli e saggi apparsi su “La Fiera Letteraria” e sulle principali testate nazionali quali “Il resto del Carlino” e “Il Corriere della sera”, insieme alle tante sue presenze in altri giornali e riviste di qualità, a far conoscere più da vicino il romanziere. Grazie anche alle numerose interviste concesse o agli sconosciuti brani esistenziali riportati alla luce con la sua spartana scrittura in cui ogni parola ha la stessa leggerezza della Verità e l’aura d’una non volgarizzabile Sacralità. Se non fosse altro che per queste ultime valutazioni, una organica e non già frammentaria e frammentata  pubblicazione

dei testi mediatici di uno dei principali giornalisti europei, sarebbe più che auspicabile. Nel frattempo, si terrà a Pescara, in autunno, la seconda sessione del Convegno “Poeti e narratori-giornalisti abruzzesi in Abruzzo e nel mondo” imperniato sulle figure apicali di Croce, Flaiano e Silone (appunto), coordinato da Dante Marianacci.