Ignazio Silone, i cento anni del Pci e “Fontamara” nel libro di La Monica

Il Messaggero Abruzzo 15 gennaio 2021

di Antonio Gasbarrini

Presentato in anteprima internazionale ai primi di dicembre nella due-giorni del Convegno “Zurigo per  Silone. A 120 anni dalla nascita” dalla stesso autore – Alessandro La Monica – il libro “La scrittura violata. Fontamara tra propaganda e censura” (Mimesis Edizioni, Milano-Udine, novembre 2020) va letto per molteplici ragioni.

Non solo dagli altri studiosi siloniani sparsi in tutto il mondo, ma da tutti coloro che si sono felicemente imbattuti in un assoluto capolavoro quanto mai attuale. Uscito in lingua tedesca nella primavera del 1933 e due anni dopo in quella russa, nonostante la già avvenuta espulsione dal PCd’I del “compagno Pasquini” e cioè Secondino Tranquilli alias Ignazio Silone e nel mentre Stalin aveva preso saldamente le redini nell’ex impero zarista. Molteplici sono le ragioni di un tale consiglio. A cominciare dal riscontrato “rigore scientifico” con cui La Monica – sulla base di documenti inediti, versioni sinora sconosciute manoscritte o dattiloscritte del romanzo e l’utilizzazione di altre affidabili fonti – ne ricostruisce, passo dopo passo, la genesi, la sua immediata affermazione nonché gli esiti extraletterari. E, soprattutto,  il suo intimo intreccio con le romanzesche vicende biografiche del giovane rivoluzionario abruzzese in esilio, nonché il contesto storico in cui quelle sorprendenti pagine coralmente ruotanti attorno all’inedita versione letteraria dei cafoni fontamaresi, vanno ad innestarsi all’interno della tragedia europea che registrava, proprio in quel periodo, il suo acme con le consolidate tiranniche dittature staliniana e mussoliniana, nonché con la mortifera ascesa hitleriana. Dopo aver ripercorso i tratti salienti dell’intenso vissuto politico di Secondino “emigrato” dalla natia Pescina a Roma, dove entrerà subito in contatto con i militanti socialisti, dirigendo il giornale “L’Avanguardia” e portando poi il saluto ufficiale del movimento giovanile nel Congresso tenutosi a Livorno giusto un secolo fa, contribuendo così di fatto alla scissione ed alla nascita del partito comunista (PCd’I), lo studioso affronta lucidamente la spinosa questione dei suoi rapporti fiduciari intessuti con il commissario – gentiluomo – Guido Bellone. “Criminalizzati”, a cominciare dalla fine degli Anni novanta del secolo scorso e si può dire sino ai giorni nostri, dagli storici revisionisti Dario Biocca e Mauro Canali, sulla base di documenti d’archivio, quasi tutti attribuiti con grossolana faciloneria al futuro scrittore, così come hanno ampiamente dimostrato altri storici della levatura di Mimmo Franzinelli, Sergio Soave e Giuseppe Tamburrano o ricercatori puri come Alberto Vacca. L’indagine testuale condotta da La Monica su “Fontamara” si fa avvincente allorché conduce con mano il lettore nel groviglio delle tantissime sue edizioni e riedizioni, traduzioni, adattamenti teatrali e radiofonici suggeriti spesso da strumentalizzazioni propagandistiche nel contesto di un’Europa insanguinata dalle repressioni prima e dalla guerra poi. Proprio l’estrema duttilità con cui le agili, basiche pagine stilistiche siloniane potevano disinvoltamente indossare gli abiti espressivi più impensabili e “parlare” gli idiomi meno familiari, rimanda dritto dritto al titolo “La scrittura violata”. Leggiamo, in proposito, le righe conclusive dell’Epilogo: “L’oltraggio subito dal testo, quindi, non  fu solo il frutto di un’epoca di censure e tirannie, ma può essere visto anche in una luce positiva, come il felice riuso di un testo che nascondeva mille potenzialità e un messaggio universale: la lotta contro l’oppressione è prima che un diritto un dovere dell’uomo che si voglia ancora chiamare così”. 

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Secondino Tranquilli tra i fondatori, un secolo fa, del Partito Comunista d’Italia

Il suo intervento al Congresso

Dal 15 al 21 gennaio del 1921 si tenne, al Teatro Goldoni di Livorno, il XVII Congresso Nazionale del PSI. Il ventenne Secondino Tranquilli, alias Ignazio Silone, in qualità di Segretario della Federazione Giovanile Socialista, portò il saluto della stessa, aderendo di fatto, con la sua “incendiaria” dichiarazione, al nascente Partito Comunista costituitosi dopo l’abbandono dei lavori da parte dei delegati, il canto dell’Internazionale per le vie di Livorno e un’apposta riunione assembleare tenuta all’ex Teatro San Marco. Ecco la trascrizione dell’intervento così come risulta dal resoconto  stenografico:

“ Tranquilli (applausi), Compagni io vi porto il saluto breve ed entusiastico della Federazione giovanile socialista. I destini della gioventù operaia e contadina sono strettamente legati a quelli di tutto il proletariato; questo Congresso è anche il nostro Congresso: perciò alle discussioni preparatorie la gioventù comunista italiana ha partecipato con grande fervore, manifestandosi nella sua grande maggioranza favorevole oggi alla Terza Internazionale, domani al Partito comunista che uscirà da questo Congresso (applausi da parte dei comunisti, commenti animati). Compagni, oggi la gioventù operaia e contadina di tutto il mondo ricorda il grande campione dell’Internazionale giovanile Carlo Liebknecht. L’anno scorso la gioventù russa per ricordare Carlo Liebknecht, a Mosca, davanti al Kremlino, bruciò il fantoccio di Scheidemann; quest’anno la gioventù socialista italiana chiede ai rappresentanti comunisti di bruciare il fantoccio dell’Unità (applausi da parte dei comunisti, rumori vivacissimi)”.

[Dal resoconto stenografico del XVII Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano, Società Editrice Avanti!, Milano 1921, ora in Antonio Gasbarrini-Annibale Gentile, Ignazio Silone Comunista. 1921-1931, Angelus Novus Edizioni, L’Aquil 1989, p. 5].