Ignazio Silone e l’attualità delle parole-chiave del suo pensiero nel tempo dell’infodemia

(Tavola rotonda telematica, 2 giugno 2020)

La “sublime dignità umana” d’Ignazio Silone *

di Antonio Gasbarrini

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati

di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

​​​(Art. 1 della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10/12 1948)

La citazione testuale dell’art. 1 della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, sembra scritta di proprio pugno dallo scrittore abruzzese, tali e tante sono le convergenze riscontrabili tra i valori illuministici ed umanistici in esso enunciati e quelli germinati nella sua poetica – imperniabili su alcune parole affrontate in questa Tavola Rotonda telematica – disseminati a piene mani nei suoi scritti creativi, saggistici e giornalistici.

Una dignità calpestata anche attualmente in ogni angolo del globo e che proprio la tragedia in corso scatenata dalla pandemia del covid-19, ha messo allo scoperto con la morte delle centinai di migliaia di persone, morte dovuta in gran parte alla carenza o totale assenza di presidi sanitari adeguati. Aggiungiamo a ciò, le mistificazioni informative su quanto ci sta accadendo, messe in circolazione dai governanti dei vari Paesi sui media cartacei e digitali (social in particolare) per sminuire tutte le loro gravi responsabilità, ed avremo il quadro esatto del come e del perché il neologismo infodemia (pressoché sinonimo di “deliberata confusione informativa ”, fake news incluse) abbia buttato alle ortiche la sacralità dovuta ad una parola che “dice e sa ben dire”.

Come riusciva magistralmente a fare Silone con i suoi scritti, grazie alle modalità espressive messe in luce dalla sua compianta biografa Luce d’Eramo che ho avuto il piacere di conoscere, frequentare e condividere in alcune iniziative legate alla figura e all’opera del Nostro:

«Silone ha la parsimonia nell’amministrare le parole, di chi ha visto gli uomini profonderle in imprese catastrofiche e perciò le usa con circospezione, quasi le raccontasse ad una a una e le strofinasse con la manica prima di deporle sulla carta, È questa novità stilistica che gli ha dato tanto mordente in tutto il mondo. Ma per i critici italiani Silone era troppo elementare».

Anche se il lockdown sembra stia per finire, provate  a rileggere, se ancora non lo avete fatto, il suo primo romanzo (Fontamara, 1933); subito dopo continuate con l’ultimo e l’incompiuto (LAvventura di un povero cristiano, 1968 e Severina, postumo, a cura di Darina Silone,1981). Sarete ammaliati da quella parola che continua a “dire e saper dire” anche ai nostri giorni, grazie al sua perfetta fusione tra forma e contenuto. Fusione, non già di ascendenza estetica crociana, ma innervata dal suo vissuto speso – con il calcolato rischio di rimetterci anche la vita stroncabile dalla “mano nera, ma arrossata” dei fascisti – per l’emancipazione delle classi più umili quali erano i cosiddetti cafoni marsicani o per l’affermazione di un cristianesimo profondamente rinnovato a livello istituzionale, come Celestino ribadisce nelle battute finali de LAvventura nel suo confronto / scontro con Bonifazio [sic.] VIII:

«Che cosa Cristo ci ha portato in più? Appunto alcune apparenti  assurdità.  Ci ha detto amate la povertà, amate gli umiliati e offesi, amate i vostri nemici, non preoccupatevi del potere, della carriera, degli onori, sono cose effimere indegne di anime immortali… ».

Dalla ricusata “indegnità” alla riconquistabile e riconquistata “dignità”, il decisivo cambiamento di passo storico, anche se estremamente lungo e faticoso, va esperito, per Silone, innanzitutto effettuando delle nette scelte esistenziali di campo, come aveva sostenuto, l’anno prima dell’approvazione dell’art. 1 citato in premessa, nel suo tranchant intervento Sulla dignità dellintelligenza e lindegnità degli intellettuali tenuto nell’incontro dei letterati aderenti al PEN CLUB. I sotto indicati passi sintetizzano molto bene il suo lungimirante pensiero, gravitante attorno al concetto di “sublime dignità umana”. Proprio quell’aggettivo “sublime” va a connotare, anche esteticamente, la travolgente e coinvolgente Bellezza di una Dignità con la D maiuscola. Ed i primi ad innamorarsi e battersi per la sua affermazione, devono essere, per Silone, proprio gli intellettuali, troppo spesso disponibili, con i loro scritti, a compromettersi con  il potere di volta in volta in auge, nel totale dispregio di una moralità rinnegata:

«La scelta tra la libertà e la schiavitù (che per un letterato è in modo particolare scelta tra la sincerità e il conformismo) si decide, come ogni atto di responsabilità comportante rischi e sacrifizi, davanti a un’istanza dell’anima dove contano assai poco le nozioni letterarie e artistiche o la sensibilità estetica. Quello che lì conta, come ognuno sa, è ben altro, con tutte le difficoltà, le mortificazioni, le limitazioni dei determinismi esteriori. Ed è per questo che gli intellettuali han

sempre condiviso le virtù ed i difetti dei loro popoli, del loro ambiente sociale e del loro tempo. L’intelligenza, stornata dalla sua funzione naturale ch’è l’umile e coraggioso servizio della verità, viene avvilita nella permanente ricerca di successi effimeri e degli alibi per gli inevitabili tradimenti. La moralità non potrà mai essere un fatto statistico ed è anche estranea ad ogni valutazione quantitativa l’esistenza innegabile di uomini del pensiero e dell’arte che, acquistando piena coscienza dell’insieme dello sviluppo storico o per una forte intuizione della sublime dignità umana, riescono a comportarsi secondo verità e giustizia, incuranti dell’impopolarità e di ogni altro pericolo, e ponendosi, se necessario, contro il proprio paese, contro la propria classe, contro il proprio partito».

Che la diffusione ecumenica della “sublime dignità umana” invocata a più riprese dallo scrittore abruzzese sia una questione centrale e dirimente in termini di giustizia sociale, è stato ribadito un quarto di secolo fa nell’articolo 8 dell’avveniristica “Carta della transdisciplinarità » redatta e firmata da intellettuali-pensatori di primo rango quali sono  Basarab Nicolescu, Edgar Morin e Lima De Freitas:

“La dignità dell’essere umano è anch’essa di ordine cosmico planetario. L’apparizione dell’essere umano sulla Terra è una delle tappe della Storia dell’Universo. Riconoscere la Terra come patria è uno degli imperativi della transdisciplinarità. Ogni universo umano ha diritto ad una nazionalità ma, come abitante della Terra, egli è al tempo stesso un essere transnazionale. Il riconoscimento, da parte del diritto internazionale della doppia appartenenza – ad una Nazione e alla Terra – costituisce uno degli scopi della ricerca transdisciplinare”.

E l’uomo Ignazio Silone, sulla cui possente figura due storici revisionisti (e non solo) hanno tentato di sottrargli quella inscalfibile, “sublime dignità” che ha indossato per tutta la vita, del suddetto principio transdisciplinare ne è stato uno degli anticipatori che si è sempre battuto per la sua affermazione. Come ha tra l’altro dimostrato, in modo particolare, durante gli ultimi due anni del suo quindicennale esilio svizzero, allorché da “franco tiratore della libertà” (così amava definirsi), mentre rivestiva la carica di Segretario del Centro Estero del Partito Socialista, decise di collaborare con i Servizi segreti americani (l’OSS).

Non già perché avesse il “vizietto” di fare la spia come è stato oltraggiosamente affermato non più lontano di un paio di anni fa da uno dei due storici che da oltre un “Ventennio” ne hanno scritto di cotte e di crude sul “Silone spia” infiltrato addirittura nel partito socialista prima e comunista poi, ma per restituire al popolo italiano quella “dignità perduta” a seguito della orribile dittatura fascista. Questa incontrovertibile verità sarà confermata, documenti alla mano, con la prevista pubblicazione di un apposito libro concernente il carteggio Silone / OSS, disponibile in fotocopia al Centro Studi di Pescina.

La cui traduzione (dalla prevalente lingua inglese su quella francese) è tuttora in corso da parte degli studenti del Liceo Statale Benedetto Croce di Avezzano.

È come dire che spetterà ai “giovani fontamaresi” mettere finalmente la parola fine a fantomatiche, abborracciate ricostruzioni pseudo-storiche a caccia di facili scoop. Peraltro smontate da altri storici della levatura di Mimmo Franzinelli, Giuseppe Tamburrano ed altri ancora, o da vari studiosi italiani e stranieri, alcuni dei quali sono presenti in questa Tavola Rotonda.

* [Dalla Tavola Rotonda Telematica, 2 giugno 2020 – Intervento da L’Aquila].