Ignazio Silone, il perseguitato. Ieri i fascisti, oggi gli storici

Il Messaggero Abruzzo (14 marzo 1996)

di Antonio Gasbarrini

Strano destino quello d’Ignazio Silone. Dopo aver lottato per tutta la vita contro il fascismo. Dopo essere stato perseguitato dal regime in ogni angolo d’Europa da spie di ogni risma, viene in questi giorni chiamato in causa dallo storico Dario Biocca quale presunto informatore della famigerata Ovra, al fine di intercedere nei confronti del fratello Romolo, rinchiusi in carcere in quei drammatici anni Trenta.

Il tremendo J’accuse dello storico (che molto probabilmente deve aver letto poco o nulla di Silone) si basa, per quanto ne sappiamo, su un documento già pubblicato sin dall’80, documento che correttamente interpretato nulla aggiunge o toglie alla fulgida scrittura di uno dei più noti scrittori del mondo. Occorre pertanto leggere nel modo opportuno quella sgrammaticata “velina” datata “Roma, 16 gennaio ‘35 – XIII” in cui, tra l’altro, la frase incriminata dallo storico, di dubbia interpretazione, rimarca secondo noi proprio l’intransigente antifascismo siloniano: «Il Tranquilli (Secondino Tranquilli, e cioè Ignazio Silone; n.d.a.), com’è noto non fa mistero alcuno del suo profondo odio contro il fascismo, cui, da comunista qual è, attribuisce la morte, avvenuta nelle carceri italiane, del fratello Romolo, che egli cercò di giovar quando tentò di prestarsi come nostro informatore che ritiene fermamente sia morto in seguito a sevizie subite.» Quel “che” potrebbe in effetti riferirsi allo stesso Romolo, arrestato a Milano il 12 aprile del ’28 e morto poi nelle carceri di Procida nel ’32 a soli 28 anni a seguito delle torture subite, esclusivamente colpevole di essere il fratello del “compagno Pasquini” (nome di battaglia di Secondino Tranquilli).

Solo inserendo temporaneamente il documento nelle vicende autobiografiche di Silone in quel periodo (’28-’32, ma anche fino al giorno della sua morte avvenuta nel ’78) è possibile togliere ogni dubbio a prove di qualsiasi genere che dovessero nel frattempo uscire da questo o quell’armadio pieno di presunti scheletri.

Nel febbraio del ’28 Silone è in Francia dove movimenta la campagna di denuncia per l’assassinio di Gastone Sozzi, morto il 6 febbraio nelle carceri di Perugia (versione della polizia: suicida). Il 5 marzo del ’29 è denunciato nel Tribunale Speciale e viene schedato nel “Bollettino delle ricerche”: per sfuggire alla cattura si nasconde in mezza Europa sotto gli pseudonimi di Silone Ippolito, Fritz Nikel, Willi Tranq. Nel ’30 è ricoverato per tubercolosi a Davos (Svizzera), ma continua a pubblicare sulla rivista del Pcd’I “Lo Stato Operaio” fondamentali saggi sulle origini e lo sviluppo del fascismo, raccolti poi (ampliati) nel volume “Der Fascismus”, scritto nel ’31 ed editato in tedesco nel ’34. Sempre agli inizi del ’30 Stalin e Molotov lanciano la loro caccia alle streghe sui dissidenti comunisti ed impongono al gruppo dirigente italiano l’espulsione dal partito del “compagno Pasquini” (4 luglio ’31).

Nel ’32 l’esule Silone fonda a Zurigo la rivista in lingua tedesca “Information” con la collaborazione di un gruppo di architetti del “Bauhaus” e di Max Bill, mentre l’anno successivo viene pubblicato per la prima volta (edizione svizzera in lingua tedesca) il suo capolavoro Fontamara. Nel ’35 sempre a Zurigo scrive poi “Pane e vino”. Questo in estrema sintesi l’itinerario politico, letterario, umano, spirituale ed artistico di Ignazio Silone in quegli oscuri anni di dittatura fascista: da che mondo è mondo le spie ed i delatori hanno avuto sempre ben altro da fare, dire o scrivere.

Il documento del falso “scoop” Il vero testo della “velina” sul “comunista Tranquilli”. Un documento di cartapesta: il boomerang del falso scoop

“Divisione Polizia Politica Roma, 16 gennaio ’35 – XIII” Secondo ulteriori notizie fiduciarie, il noto comunista Tranquilli Secondino alias Ignazio Silone sarebbe in procinto di lasciare Zurigo per trasferirsi nel Ticino….. anche altro motivo costringa il Tranquilli ad abbandonare Zurigo dovuto al fatto ch’egli sarebbe stata interdetta l’ulteriore permanenza in quel Cantone per attività comunista…questo Ufficio crede opportuno di richiamare l’attenzione di codesto On. Divisione su tale soggetto che, dal complesso delle segnalazioni fiduciarie che lo riguardano, appare tale da richiedere una vigilanza continua ed attenta…com’è noto, non fa mistero alcuno del suo profondo odio contro il Fascismo, cui, da comunista qual è, attribuisce la morte, avvenuta nelle carceri italiane, del fratello Romolo, che egli cercò di giovar quando tentò di presentarsi come nostro informatore e che ritiene fermamente sia morto in seguito a sevizia subite. Dappiù la malattia che, da tempo, affligge il Tranquilli (la tubercolosi) ha fatto ora grandi passi nel suo organismo sì da ridurlo, come lui ben comprende, pressoché ad uomo spacciato. Questo naturalmente, sommato al rancore che egli nutre per la morte del fratello, lo mantiene in uno stato di esasperazione tanto più pericolosa in quanto si accompagno allo sprezzo del pericolo generato dalla convinzione che la sua vita, minata dal male, non ha più speranza di salvezza…il Tranquilli si mantiene in attiva corrispondenza con Parigi con persone, che dato l’uomo, è facile intuire chi possano esser… il Tranquilli smania, maturando il proposito del tentativo di “un gesto vendicativo”.

(Documento pubblicato nell’80 in “Silone tra l’Abruzzo e il mondo”, a cura di Antonio Gasbarrini e Annibale Gentile, Marcello Ferri editore)

[Il Messaggero Abruzzo, 14/03/1996]